L'Atrahasîs (atra-hasîs, "il sommamente saggio") è un poema epico in lingua accadica della prima metà del II millennio a. C. (da alcuni datato al XVIII secolo a.C.) di circa 1250 versi, che contiene, con alcuni elementi di novità, una serie di miti tradizionali mesopotamici, quali ad esempio quelli della Creazione e del Diluvio riferiti da precedenti poemi sumerici come Enki e Ninmah e la Genesi di Eridu.
Il mito del Diluvio sarà ripreso nel XII secolo a.C. dall'Epopea di Gilgamesh, rappresentata dal poema babilonese Enuma Elish ("Quando in alto"), e dalla Bibbia e dal Corano.
La prima parte del poema racconta che in origine gli
dei erano divisi in due classi: le divinità della classe inferiore degli Igigi lavoravano per la classe più elevata degli Annunaki che vivevano tranquillamente
nell'agiatezza. In seguito a una rivolta degli Igigi che, guidati dal dio
Wê-ilu , si rifiutarono di continuare a lavorare, gli Annunaki si riunirono per
cercare una soluzione, il loro re Enlil minacciando di uccidere gli Igigi. Suo fratello Ea (nome accadico per il sumerico En.ki), avendo capito che questo non avrebbe risolto il
problema, propose di creare l'Uomo. L'Uomo sarebbe stato in tutto simile agli
dei, all'infuori del dono dell'immortalità, e avrebbe lavorato per nutrire gli
dei mediante i sacrifici. La proposta fu accettata all'unanimità. L'uomo
sarebbe stato modellato nell'argilla con l'aggiunta del sangue del dio che si
era ribellato, Wê-ilu, immolato per la circostanza. La dea madre Ninmah donò quindi la vita all'essere così
creato sputando dentro la mistura. L'uomo da allora in poi sarebbe stato
l'ordinatore dell'universo.
Nella seconda parte si narra che gli uomini vivevano
nella prosperità, ma il dio supremo Enlil era infastidito da tanta floridezza ed era
preoccupato dal loro moltiplicarsi. Per risolvere questo nuovo problema, Enlil
inviò in principio delle terribili epidemie e poi delle carestie per cercare di
decimare i suoi servitori. Ma Ea, dio delle acque dolci e protettore degli
uomini, si oppose ai suoi piani tramite Atrahasîs, un uomo molto saggio che preveniva
i suoi simili al sopraggiungere di ogni pericolo. Di più in più esasperato,
Enlil decise allora di finirla una volta per tutte con gli uomini inviando un Diluvio universale e vietando a Ea di comunicare con
chiunque di loro. Ma Ea si rivolse ad Atrahasîs in sogno e gli consigliò di
costruire un'Arca resa impermeabile con del bitume, e
di imbarcare con lui una coppia di tutti gli esseri viventi.
Il diluvio si scatenò per 7 giorni e 7 notti. Il
settimo giorno la pioggia cessò e l'Arca s'incagliò sul monte Nishir. Dieci giorni più tardi Atrahasîs liberò una
colomba, che ritornò. Lo stesso accadde con una rondine. Infine liberò un corvo
che avendo trovato il ritiro delle acque non ritornò. Allora Atrahasîs disperse
ai quattro venti tutti gli altri animali e fece un sacrificio che fu apprezzato
dagli dei. Enlil, avendo constatato che il suo piano era ancora una volta
fallito, ma avendo realizzato che la scomparsa degli uomini avrebbe riportato
la situazione allo stato precedente la loro creazione, si calmò e lasciò che
gli uomini continuassero a esistere, ma pretese da Ea che la vita degli uomini
non terminasse naturalmente, come era avvenuto fino ad allora, ma potesse
avvenire anche mediante una morte violenta, o accidentale, o per malattia, in
modo che gli uomini diminuissero di numero. Atrahasîs invece per ricompensa
ricevette l'immortalità e andò a stabilirsi presso lo sbocco dei Grandi Fiumi,
nel giardino di Dilmun dove dimora Ea, e, secondo la leggenda
mesopotamica, vi vivrebbe ancora.
Testo del poema
Prima tavoletta
«Non
erano ancora trascorsi milleduecento anni ma la terra era cresciuta
enormemente: gli uomini erano diventati numerosi. Mugghiava la terra come un
toro! Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio. Enlil udiva il loro
vociare. Si rivolse ai grandi dèi: “Il vociare dell’umanità è diventato per me
insopportabile: a causa del loro strepito non riesco più a dormire! Fate che il
morbo dei brividi dilaghi!” …Vi era ( in quel tempo) Atra-Hasis: Enki, il suo
dio, lo teneva al corrente: Lui poteva parlare con il suo dio e il suo dio
poteva parlare con lui. Atra-hasis fece udire la sua voce e si rivolse al suo
dio. Atra-hasis fece udire la sua voce e si rivolse al suo dio: “Quanto tempo
(gli dei faranno soffrire?) Faranno in modo che dovremmo patire mali per
sempre?” Enki aprì la bocca e si rivolse al suo fedele: “Convoca gli anziani!
Chiama per un summit nel tuo palazzo e fa che gli araldi proclamino e creino
grande fermento nel paese: Non più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate
le vostre dee! Ma bussate alla porta di Nam-tar Portando pani cotti e
metteteglieli davanti. Possano le offerte di farina essere di tuo gradimento
così che allettato dalle offerte allontani la sua mano,” Atra- hasia seguì
l’ordine e convocò gli anziani nel suo palazzo. Parlò Atra-hasis rivolgendosi
agli anziani: “Vi ho convocato, anziani! Chiamate per un summit nelle vostre
case e fate che gli araldi proclamino e creino grande fermento nel paese. Non
più rendete onore ai vostri dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla
porta di Nam-tar Portando pani cotti e metteteglieli davanti, possono le
offerte di farina essere di suo gradimento così che allettato dalle offerte
allontani la sua mano” Gli anziani ascoltarono il suo discorso: un tempio
costruirono per Nam-tar nella città. Ordinarono che gli araldi proclamassero e
creassero grande fermento nel paese. Non più resero onore ai loro dei! Non più
pregarono le loro dee! Bussarono alla porta di Nam-tar: un pane cotto gli
misero davanti. Allettato dalle offerte allontanò la sua mano. Il morbo dei
brividi li abbandonò ed essi tornarono (alla loro vita).»
Seconda tavoletta
«Non
erano ancora trascorsi milleduecento anni ma la terra era cresciuta
enormemente: gli uomini erano diventati numerosi. Mugghiava la terra come un
toro! Dallo strepito (degli uomini) era tormentato il dio. Enlil udiva il loro
vociare. Si rivolse ai grandi dei: “Il vociare dell’umanità è diventato per me
insopportabile: a causa del loro strepitio non riesco più a dormire! Che si
taglino i viveri alle genti, che vi sia scarsezza di piante nutritive: Che Adad
allontani la sua pioggia, che le acque non sgorghino dalle sorgenti. Che i
venti soffiano e inaridiscano il suolo, che le nubi si ammassino senza far
piovere una goccia. Che i terreni dimezzino i loro raccolti, che la dea del
grano renda sterile il suo seno. Che non abbiano alcuna gioia Che…sia soppressa”.
…”Convoca gli anziani! Chiama per un summit nel tuo palazzo e fa che gli araldi
proclamino e creino grande fermento nel paese: Non più rendete onore ai vostri
dei! Non più pregate le vostre dee! Ma bussate alla porta di Adad portando pani
cotti e metteteglieli davanti. Possono le offerte di farina essere di suo
gradimento così che allettato dalle offerte allontani la sua mano: al mattino
darà la rugiada, nella notte di nascosto farà scendere la bruma; di nascosto,i
campi produrranno nove volte.” Un tempio costruirono per Adad nella città.
Ordinarono che gli araldi proclamassero e creassero grande fermento nel paese.
Non più resero onore ai loro dei! Non più pregarono le loro dee! Bussarono alla
porta di Adad: un pane cotto gli misero davanti. Allettato dalle offerte
allontanò la sua mano. Al mattino gli diede la rugiada, nella notte, di
nascosto, fece scendere la bruma; di nascosto, i campi produssero nove volte.
La carestia li abbandonò ed essi tornarono alla loro (vita). …In alto,(la
pioggia non aveva riempito i canali); in basso, le acque non salivano
dall’Abisso: il grembo della terra non produceva, le piante non germogliavano.
Gente non se ne vedeva più, i terreni erbosi divennero brulli, le ampie pianure
si incrostavano di sali. Il primo anno si mangiò grano stantio, il secondo anno
si svuotarono i magazzini. Quando giunse il terso anno, il loro aspetto era
cambiato per via delle privazioni, i loro volti erano del colore del malto.
Erano vivi ma sull’orlo della morte: con i volti terrei, curvi percorrevano le
vie; le larghe spalle erano rimpicciolite, la loro statura era rincalcata. Ogni
giorno Atra-hasis pianse facendo al mattino fumigazioni rituali. “Il mio dio
mi(parlerebbe),ma ha giurato; mi terrà al corrente con i sogni. Enki mi
(parlerebbe),ma ha giurato; mi terrà al corrente con i sogni”.»
Terza tavoletta
«Atra-hasis aprì la bocca e disse al suo
signore: “Mostrami il significato dei sogni, che io lo conosca e possa
valutarne le conseguenze.” Enki aprì la bocca e disse al suo fedele: “Presta
attenzione al messaggio che ti dirò! Muro, ascoltami! Canniccio, custodisci le
mie parole! Demolisci la casa e costruisci un’arca. Rinuncia alle ricchezze e
cerca la Vita! L’arca che costruisci ponile un tetto come (ha) l’Abisso, così
che il sole non possa entrarvi. Dotala di ponti superiori e ponti inferiori.
Che sia robusta la sua struttura; che il bitume sia forte da conferire forza.
In un secondo tempo farò piovere su di te uccelli a profusione e caterve di pesci”.
L’arrivo del diluvio dopo sette notti predisse a lui. Ricevette Atra-Hasis il
messaggio; gli anziani radunò nel suo palazzo. Aprì la bocca Atra-hasis e parlò
agli anziani: “Il mio dio non va d’accordo con il vostro dio: Enki e Enlil
cozzano tra loro. Sono costretto ad andarmene dal paese. Poiché per sempre sarò
fedele a Enki. Questo egli mi ha detto: non starò più a lungo nella vostra
città. Non porrò più i miei piedi sulla terra di Enlil: (starò) col mio dio”
…Il mangiatore mangiò, il bevitore bevve ma egli (Atra-hasis) andava e veniva:
non poteva stare seduto, non riusciva a piegarsi perché il suo cuore era
spezzato, vomitava bile. …Il giorno cambiò il suo aspetto. Adad tuonò tra le
nuvole. Come (Atra-hasis) udì la sua voce, bitume fu portato e sigillò
l’entrata. Dopo che ebbe sigillato la porta, Adad tuonò tra le nuvole, venti
impetuosi si alzarono ed egli ruppe gli ormeggi e liberò l’arca. ..la tempesta
…furono soggiogati. Anzu con i suoi artigli strappò i cieli, egli…la terra come
un coccio il suo clamore frantumò. …uscì il Diluvio. Come una mazza da guerra
si abbattè sulle genti: nessuno potè più vedere l’altro, non riuscirono più a
vedersi nella catastrofe. Il Diluvio mugghiava come un toro, come un onagro
urlava il vento. L’oscurità divenne densa, il sole scomparve. …Nintu, la grande
dea, l’orrore le piagava le labbra. Gli Alunna, i grandi dei, giacevano
prostrati dalla fame e dalla sete. Vide la dea e pianse. …Nell’assemblea degli
dei, come ho potuto insieme a loro decretare al distruzione? E’ stato Enlil a
impartire questo malvagio ordine! …Ho udito le loro grida levate a me, contro
di me, contro la mia persona. …Dov’è andato Anu, il responsabile della
decisione, i cui figli, gli dei, hanno accondisceso al suo ordine? Lui che
sconsideratamente ha determinato il Diluvio e ammucchiato la gente per il
massacro? …Ho visto e ho pianto su di loro: potrò mai cessare di piangere per
loro? Pianse dando sfogo al suo dolore; si lamentò Nintu e rinfocolò il suo
tormento, piansero con lei gli dei per il paese. …Sette giorni e sette notti il
nubifragio, la tempesta, il Diluvio durò. …Egli (Atra-hasis) pose… preparò
l’offerta… Gli dei sentirono il profumo: come mosche si ammassarono
sull’offerta. …L’arca vide l’eroe Enlil e si riempì d’ira contro gli Igigi: “Noi,
gli dei, i grandi Alunna avevamo stipulato tutti insieme un patto! Da dove
spunta questa vita? Come ha potuto un uomo sfuggire alla catastrofe?” Anu aprì
la bocca e disse all’eroe Enlil: “Chi se non Enki avrebbe potuto fare ciò? … ha
rivelato il piano!” Enki prese la parola e disse ai grandi dei: “Io, certo, l’
ho fatto e al vostro cospetto! Io, certo, ho fatto in modo che la vita venisse
preservata!” …”Così noi inviammo il Diluvio, ma un uomo sopravvisse alla
catastrofe.” …Possano (gli dei) ascoltare questo canto così da poterli lodare;
possano gli Igigi ascoltarlo così da celebrare la tua grandezza.»
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